La mascherina diventerà un accessorio essenziale e anche fashion
Da accessorio, lontano dalla cultura occidentale, a essenziale della quotidianità: la mascherina e il suo utilizzo sono stati preannunciati sulle passerelle internazionali ormai da anni. Assumendo, oggi, tutte le caratteristiche di un trend
Sino a qualche mese fa, incrociare per le strade della propria città qualcuno con la mascherina poteva sembrare per lo meno curioso, tanto da chiedersi come fosse possibile temere a tal punto smog e batteri.
Oggi invece, questo accessorio è diventato non solo essenziale per poter frequentare luoghi pubblici – ma sempre e comunque a distanza di sicurezza – ma anche un vero e proprio simbolo del momento storico, a tratti quasi surreale, che tutti noi ci troviamo a vivere. La mascherina rappresenta la protezione nei confronti di un nemico invisibile, ma anche la confusione e la diffidenza più o meno velata nei confronti del prossimo, possibile veicolo di quel famoso e temuto nemico.
E, come potevamo aspettarci, anche un nuovo must-have in fatto di moda, attraverso il quale riflettere il proprio stile e da abbinare al proprio guardaroba.
Apparse sempre più numerose in Asia – dove già venivano utilizzate da decenni non solo per proteggersi dall’inquinamento, ma soprattutto per spontaneo senso civico – e poi in Europa una volta compresa la diffusione del Coronavirus, nel corso della storia le mascherine hanno sempre rispecchiato non solo un carattere sanitario, ma anche solidarietà, protesta e, come si sta rendendo evidente sempre più in queste settimane, tendenza.
Nascondono sì, ma al tempo stesso sono capaci di comunicare qualcosa, e questa non è la prima volta che, in una situazione di pandemia, le mascherine si sono trasformate da accessorio fondamentale per la propria e altrui salute a oggetto del desiderio. Già a partire dal 1918 infatti divennero un fenomeno globale, quando furono ampiamente adottate come protezione contro l’influenza spagnola: «Nelle immagini dell’epoca, si possono vedere le mascherine indossate da persone vestite secondo le mode del tempo» ha dichiarato Christos Lynteris al New York Times, medico e antropologo «C’è stata un’accettazione popolare della maschera come parte della vita».
Un’accettazione che oggi, proprio come i numerosi media che le hanno rese protagoniste delle proprie cover, è ancora più globalizzata, facendoci abbracciare una distopia fashion preannunciata – come spesso è accaduto nel corso dei secoli – dai creatori di moda.
Già nel 2014, Nina Griffee portò in passerella le sue maschere alla Hong Kong Fashion Week, seguita l’anno successivo da Masha Ma alla Paris Fashion Week, durante la quale presentò le sue mascherine con ricami in pizzo. E, negli ultimi anni, una lunga serie di big brand ha lanciato le sue mascherine, tra cui Off-White, Palm Angels e Fendi. Gucci ne ha realizzato una apposta per Billie Eilish, la cantante simbolo della Generazione Z, indossata ai Grammy Awards come parte del suo messaggio veicolato attraverso look streetwear e oversize: il corpo è mio, e solo io lo posso ammirare per intero.
Nascondere il volto diventa così un mix irresistibile di mistero, in cui la parte più umana del viso, le espressioni, vengono celate all’occhio esterno, ma dall’altra dà un enorme potere allo sguardo. «Una maschera crea una barriera tra te e il mondo» ha dichiarato la designer Marine Serre, che si occupa costantemente di tematiche ambientali e di riciclo, e che dal 2019 ha portato sul catwalk le sue mascherine, «ti protegge, ma significa anche che non puoi avvicinarti a qualcuno». Una riflessione che si somma a ciò che questo accessorio può significare d’ora in poi: sarà uno strumento per sentirci, malgrado tutto, parte di una sola comunità, o le differenze sociali saranno ancora più evidenti anche attraverso di essa? Delle domande con una risposta aperta, che ci troveremo a scoprire con curiosità, e per forza di cose, nei prossimi mesi.
Sino a qualche mese fa, incrociare per le strade della propria città qualcuno con la mascherina poteva sembrare per lo meno curioso, tanto da chiedersi come fosse possibile temere a tal punto smog e batteri.
Oggi invece, questo accessorio è diventato non solo essenziale per poter frequentare luoghi pubblici – ma sempre e comunque a distanza di sicurezza – ma anche un vero e proprio simbolo del momento storico, a tratti quasi surreale, che tutti noi ci troviamo a vivere. La mascherina rappresenta la protezione nei confronti di un nemico invisibile, ma anche la confusione e la diffidenza più o meno velata nei confronti del prossimo, possibile veicolo di quel famoso e temuto nemico.
E, come potevamo aspettarci, anche un nuovo must-have in fatto di moda, attraverso il quale riflettere il proprio stile e da abbinare al proprio guardaroba.
Apparse sempre più numerose in Asia – dove già venivano utilizzate da decenni non solo per proteggersi dall’inquinamento, ma soprattutto per spontaneo senso civico – e poi in Europa una volta compresa la diffusione del Coronavirus, nel corso della storia le mascherine hanno sempre rispecchiato non solo un carattere sanitario, ma anche solidarietà, protesta e, come si sta rendendo evidente sempre più in queste settimane, tendenza.
Nascondono sì, ma al tempo stesso sono capaci di comunicare qualcosa, e questa non è la prima volta che, in una situazione di pandemia, le mascherine si sono trasformate da accessorio fondamentale per la propria e altrui salute a oggetto del desiderio. Già a partire dal 1918 infatti divennero un fenomeno globale, quando furono ampiamente adottate come protezione contro l’influenza spagnola: «Nelle immagini dell’epoca, si possono vedere le mascherine indossate da persone vestite secondo le mode del tempo» ha dichiarato Christos Lynteris al New York Times, medico e antropologo «C’è stata un’accettazione popolare della maschera come parte della vita».
Un’accettazione che oggi, proprio come i numerosi media che le hanno rese protagoniste delle proprie cover, è ancora più globalizzata, facendoci abbracciare una distopia fashion preannunciata – come spesso è accaduto nel corso dei secoli – dai creatori di moda.
Già nel 2014, Nina Griffee portò in passerella le sue maschere alla Hong Kong Fashion Week, seguita l’anno successivo da Masha Ma alla Paris Fashion Week, durante la quale presentò le sue mascherine con ricami in pizzo. E, negli ultimi anni, una lunga serie di big brand ha lanciato le sue mascherine, tra cui Off-White, Palm Angels e Fendi. Gucci ne ha realizzato una apposta per Billie Eilish, la cantante simbolo della Generazione Z, indossata ai Grammy Awards come parte del suo messaggio veicolato attraverso look streetwear e oversize: il corpo è mio, e solo io lo posso ammirare per intero.
Nascondere il volto diventa così un mix irresistibile di mistero, in cui la parte più umana del viso, le espressioni, vengono celate all’occhio esterno, ma dall’altra dà un enorme potere allo sguardo. «Una maschera crea una barriera tra te e il mondo» ha dichiarato la designer Marine Serre, che si occupa costantemente di tematiche ambientali e di riciclo, e che dal 2019 ha portato sul catwalk le sue mascherine, «ti protegge, ma significa anche che non puoi avvicinarti a qualcuno». Una riflessione che si somma a ciò che questo accessorio può significare d’ora in poi: sarà uno strumento per sentirci, malgrado tutto, parte di una sola comunità, o le differenze sociali saranno ancora più evidenti anche attraverso di essa? Delle domande con una risposta aperta, che ci troveremo a scoprire con curiosità, e per forza di cose, nei prossimi mesi.
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