Alcune varianti genetiche predispongono all'infezione da SarsCoV-2
Ci sarebbe un rapporto tra la presenza di antigeni, o alcune varianti genetiche, e la possibilità di ammalarsi di Covid-19. Questi i risultati di uno studio condotto dalla Rete trapianti del Servizio Sanitario Nazionale, per cui emerge che la presenza di alcuni antigeni HLA predispone all’infezione da Coronavirus Sars-CoV-2.
Il sistema genetico e il Covid-19
Secondo lo studio pubblicato di recente su Transplantation, la prestigiosa rivista scientifica sulla trapiantologia, l’HLA: il sistema genetico responsabile del controllo del sistema immunitario nell’uomo e della risposta di rigetto nei trapianti, è direttamente correlato con una maggiore predisposizione ad ammalarsi di Covid.
Lo studio torinese
Lo studio è stato condotto dal team di ricercatori guidati dal professor Antonio Amoroso, medico genetista dell’Università di Torino e coordinatore regionale per i trapianti del Piemonte. Per arrivare alle loro conclusioni, gli studiosi hanno acquisito i dati relativi a pazienti positivi al Coronavirus presenti nel registro di sorveglianza epidemiologica del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità al 22 marzo 2020. Dopo di che, i dati sono stati incrociati con i dati del Sistema informativo trapianti sul profilo genetico di 56.304 persone. Tra questi vi erano i circa 48mila pazienti con un trapianto d’organo funzionanteeseguito in Italia dal 2002 a oggi e le oltre 8mila persone in lista d’attesa per un organo.
I casi di Covid tra la popolazione esaminata
Il confronto dei dati ha permesso ai ricercatori di isolare 256 casi Covid positivi tra l’intera popolazione italiana dei trapiantati e dei pazienti da trapiantare. Questo ha respo possibile analizzare nel dettaglio il potenziale ruolo giocato nell’infezione da alcune caratteristiche del sistema immunitario come gli antigeni HLA e il gruppo sanguigno. Tutte queste sono altresì informazioni abitualmente mappate nell’attività clinica di trapiantologia.
La variazione genetica è più frequente al Nord
I risultati dello studio hanno mostrato per la prima volta che la presenza della variante HLA-DRB1*08 nei soggetti esaminati è associata con più frequenza sia ai casi di positività, con un’incidenza all’incirca del doppio, sia ai decessi per covid-19 – con una probabilità di tre volte maggiore. Lo studio suggerisce pertanto come questa peculiare variazione genetica, che è presente nel 6% della popolazione italiana e di più nelle regioni del Nord Italia (9%) rispetto a quelle del Sud (3%), avrebbe delle difficoltà oggettive rispetto ad altre varianti HLA nell’attivare il sistema immunitario nel riconoscere del coronavirus.
C’entra anche il gruppo sanguigno
Lo studio ha anche evidenziato come i soggetti con gruppo sanguigno A presentino un rischio di infezione lievemente maggiore rispetto alle persone con gruppo 0, che sembrano invece più protetti dal virus – un dato peraltro già evidenziato dai risultati di altri studi condotti su popolazioni diverse. Infine, la ricerca ha mostrato come nei pazienti trapiantati e immunosoppressi, e in quelli in attesa di trapianto per grave insufficienza d’organo, il rischio di infezione sia circa quattro volte superiore rispetto al resto della popolazione.
Un aiuto per identificare i soggetti a rischio
Un significativo tassello
«Il nostro studio – aggiunge il dottor Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti – aggiunge un tassello significativo a quanto è stato già dimostrato circa i fattori che incidono sulla gravità delle manifestazioni cliniche del covid-19, come età avanzata, sesso maschile e comorbilità. L’enorme mole di dati analizzati, sebbene in via preliminare, rende l’ipotesi sulle varianti HLA abbastanza valida, e di questo va dato atto all’intera rete italiana dei coordinamenti, dei centri di trapianto e di tipizzazione HLA, che ha permesso con il proprio lavoro il raggiungimento di questo risultato e che sta offrendo – conclude Cardillo – non solo in campo clinico ma anche nella ricerca scientifica, il proprio contributo alla lotta globale contro la pandemia».
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