Aria condizionata e coronavirus: le risposte dalla Scienza


Tutto il mondo sta affrontando la grave minaccia del Coronavirus e, in vista della stagione calda, ormai alle porte, sono in tanti a domandarsi se condizionatori e climatizzatori possono in qualche modo agevolare la diffusione del COVID-19. In alcuni casi si è diffusa una vera e propria psicosi, dovuta a un'erronea convinzione secondo cui i condizionatori potrebbero aiutare la DIFFUSIONE del Coronavirus. A tal proposito, ecco cosa ne pensano esperti di fama nazionale.Gli studiosi ricordano innanzitutto che il virus non viaggia e non si diffonde per via aerea, bensì viene trasportato attraverso goccioline emesse da una persona infetta che starnutisce o tossisce. Queste piccole gocce, una volta cadute su una superficie, evaporano poi in breve tempo.

In linea di massima, possiamo essere certi il condizionatore non aiuta la diffusione del COVID.



Per quanto riguarda le strutture ospedaliere, in prima linea in queste ultime settimane, non vi sarebbero rischi: "Anche negli ambienti chiusi, se vengono mantenute le distanze e la stanza è arieggiata frequentemente e disinfettata, non ci sono particolari rischi di contagio" ha confermato Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi. "Il problema del condizionamento negli ospedali è stato gestito per fronteggiare la legionella, che vive nell’acqua di deumidificazione.
Non c’entra con il coronavirus, ma è per dire che gli ospedali sono obbligati a determinate procedure di igienizzazione. Negli ospedali abbiamo sistemi che comunicano solo con l’esterno. L’aria entra da fuori pulita ed esce senza passare dalle altre stanze: è sezionata, non ci sono scambi tra una zona e l’altra. Escludo rischi da questi impianti".



Oltre alle parole del dottor Pregliasco, è bene ricordare un recente studio condotto dall'Università della California di Davis, pubblicato per la rivista dell’American Society for Microbiology, secondo cui "Le particelle virali sono troppo piccole per essere bloccate dai filtri dell’aria HEPA e MERV, ma le strategie di ventilazione possono ancora svolgere un ruolo nel ridurre la trasmissione dei virus.
L’aumento della quantità di aria che fluisce dall'esterno e la velocità di scambio d’aria possono diluire le particelle all'interno. Tuttavia, un flusso d’aria elevato potrebbe anche sollevare particelle stabilizzate e rimetterle in aria e consumare anche più energia".



Anche l'infettivologo Matteo Bassetti, direttore delle Malattie infettive al policlinico San Martino di Genova, intervistato dall'Adnkronos rassicura i lettori: "Con il caldo che sta per arrivare, si teme che il coronavirus possa annidarsi nell’aria condizionata?". "Io credo di no, ma forse bisognerà valutare in ambienti chiusi dove ci sono soggetti che aerosolizzano grandi quantità di virus. Credo però che i filtri siano in grado di trattenere questo virus"
"«Sulla nave da crociera in Giappone si era detto del potenziale rischio - ricorda Bassetti - Ma ad esempio escludo qualsiasi rischio per chi viaggia in aereo».

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