Il cammello dell’Epifania, un dolce tutto Varesotto. Lo sapevate?

E' il dolce più diffuso durante l'epifania ma non supera i confini del varesotto e la sua origine resta un mistero

Per noi sono una presenza scontata. Certo, irrinunciabile e buonissima ma scontata. Stiamo parlando dei cammelli di pasta sfoglia, il nostro tipico dolce dell’Epifania. Ma avete mai provato a chiedere il dolce a due gobbe a Milano o Como? Potrebbe arrivarvi un’occhiataccia.
Al contrario di quanto si pensi infatti, il cammello di pasta sfoglia è una tradizione del Varesotto, seppur l’origine di questo dolce resta misteriosa. Chiamando i pasticceri della zona, nessuno sa dare una risposta precisa, «E’ un bel mistero, ne ho sentite di tutti i colori –spiega Daniele de Il Giusto Impasto di Castronno -. Quando ho iniziato questo mestiere, i pasticceri più grandi mi raccontavano che la forma del cammello era stata scelta come omaggio alla sua forza e capacità di sopportazione nelle traversata, quindi legato al viaggio dei Re Magi. La sua vera origine però non la conosco, so solo che dopo Gallarate l’usanza non c’è».
«Veramente non lo so – continua Marco, 47 anni titolare della storica Pasticceria Maculan di Varese –. Ho provato ad informarmi ma nessuno conosce la risposta. Mio padre fa questo mestiere da sessant’anni e li ha sempre fatti ma la vera origine non la conosce». L’unica cosa certa è che il dolce piace e nessuno ci  rinuncia.
Le pasticcerie infatti, sono nel periodo dell’anno in cui lavorano di più ed è in questi giorni che i forni non vengono mai spenti. «Prepariamo 450 Kg di pasta sfoglia per i cammelli e ne facciamo di diverse misure – continua Marco –. Abbiamo da “Arturo”, per 10 persone, a quello grande come una tazzina di caffè».
Gli ingredienti alla base sono semplici: burro, farina e acqua. C’è poi lo zucchero semolato per fare la crosta caramellata. La lavorazione della pasta sfoglia non è certo semplice e veloce ma il risultato è buonissimo. Ovviamente, ogni pasticcere al suo segreto e lo tiene per sè. La farcitura va dalla crema pasticciera, alla panna fino al cioccolato ma è buono anche “semplice”.
«Mio papà li ha sempre fatti – spiega Giovanni Bianchi della storica pasticceria omonima gallaratese –. Ricordo che già nel ’60 per l’epifania faceva questi stampi a forma di cammello. E’ stato sicuramente uno dei primi, se non il primo. La tradizione si è poi diffusa anche a Varese e dintorni». Qualunque sia la sua origine, al di fuori del varesotto, nessuno gode di questa prelibatezza per noi tipica.

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