ATTENZIONE AL RISO ROSSO FERMENTATO

Riso rosso fermentato: gli integratori per abbassare il colesterolo possono causare danni ai muscoli e al fegato. Lo studio dell’Iss su 55 casi italiani

Attenzione agli integratori a base di riso rosso fermentato. Questo è il monito lanciato dai ricercatori dell’Istituto superiore di sanità, che hanno pubblicato sul British Journal of Clinical Pharmacology i risultati di una ricerca su decine di casi di effetti collaterali attribuiti a questi integratori naturali. I prodotti a base di riso rosso fermentato, conosciuto anche come Koji rosso e Hongqu, arrivano dalla medicina tradizionale cinese. Oggi, queste sostanze sono largamente utilizzati anche nei paesi occidentali per il potere ipocolesterolemizzante, soprattutto da chi non tollera la terapia con le statine. La capacità è dovuta alla monacolina K, una molecola molto simile a uno di questi farmaci, la lovastatina.
I ricercatori dell’Iss hanno esaminato le reazioni avverse attribuite agli integratori a base di riso rosso presenti nel sistema di fitosorveglianza, che raccoglie tutti gli effetti collaterali riconducibili a sostanze naturali segnalate volontariamente dai cittadini e dal personale sanitario. Dal 2002 al 2015 sono state raccolte 1261 segnalazioni, di cui 55 legate all’assunzione di integratori di riso rosso. I sintomi più comuni sono il dolore muscolare, i disturbi gastrointestinali e i danni al fegato. In 13 casi è stato addirittura necessario il ricovero.
Secondo i ricercatori è molto probabile che gli integratori a base di riso rosso fermentato, di cui non esistono studi sulla sicurezza,  abbiano gli stessi effetti collaterali e il medesimo profilo di rischio delle statine, in linea con il parere di altri ricercatori e istituzioni. Per esempio, nel 2013 l’Anses ne aveva sconsigliato l’assunzione a donne in gravidanza, alle persone con più di 70 anni e ai grandi consumatori di pompelmo in seguito a 25 casi di effetti collaterali. Per questo motivo, gli autori chiedono che il personale medico sia adeguatamente informato dei rischi legati a questi integratori, per poter effettuare un costante monitoraggio delle funzioni epatiche ai pazienti. In parallelo andrebbe scoraggiato l’uso delle preparazioni, soprattutto a chi non tollera le statine, e i consumatori dovrebbero essere adeguatamente informati sui rischi.

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