URATI AMORFI NELLE URINE

Il riscontro di urati amorfi nelle urine indica che l’organismo non è in grado di dissociare in modo corretto l’acido urico; ciò fa aumentare il rischio di attacchi di gotta e calcoli renali.
Va innanzitutto precisato che, in molti casi, la presenza di urati amorfi nelle urine, se non sono presenti particolari disturbi o alterazioni, è da considerarsi un rilievo del tutto sporadico e privo di particolare significato.
Gli urati amorfi sono microscopici cristalli di colore giallastro costituiti da acido urico anidro (il prodotto finale del metabolismo delle purine, molecole presenti in molti cibi e bevande) e la cui presenza nelle urine è spesso legata al fatto che il pH di queste ultime è tendenzialmente acido nonché all’assunzione, nei giorni precedenti l’esame, di alimenti particolarmente ricchi di proteine.
Se il pH delle urine è 5,3, l’acido urico è riscontrabile per il 50% sotto forma di ione urato e per il 50% sotto forma di acido urico non dissociato; se il pH urinario aumenta, la forma urato prevale, viceversa prevarrà la forma non dissociata. Sono sufficienti modificazioni anche piccolissime del pH urinario per far variare lo stato di dissociazione dell’acido urico.
La valutazione degli urati amorfi nelle urine è uno dei tanti test che fanno parte del routinario esame delle urine, uno degli esami prescritti più comunemente dai medici di base per verificare lo stato generale di salute dei propri pazienti.
Per effettuare il test degli urati amorfi si deve raccogliere un campione di urina, preferibilmente al mattino, appena alzati, quando si è ancora a digiuno; è consigliabile la raccolta del mitto intermedio (si deve cioè evitare la primissima emissione, per ridurre il rischio di contaminazioni). Prima di procedere con la raccolta è decisamente consigliabile un’igiene intima accurata. Nel caso di soggetti di sesso femminile, sarebbe opportuno che l’esame venisse effettuato quando non sono in corso le perdite mestruali perché il campione potrebbe risultare contaminato.
La raccolta deve essere effettuata in un apposito contenitore sterile che deve essere richiuso subito dopo e consegnato al laboratorio analisi il prima possibile.

Urati amorfi nelle urine – Perché si effettua l’esame?

L’esame degli urati amorfi nelle urine è uno dei vari test che possono essere effettuati dal laboratorio analisi sul medesimo campione urinario; può essere richiesto come normale esame di controllo per un routinario check-up delle condizioni di salute generale del soggetto, ma anche quando sono presenti determinati sintomi e segni (bruciore e/o dolore durante l’espulsione delle urine, colorazione anomala di queste ultime, dolori alla schiena o all’addome ecc.) riconducibili a un problema all’apparato urinario (disturbi a reni, uretere, vescica o uretra).
Il test degli urati amorfi nelle urine può anche essere richiesto per valutare l’andamento di una terapia farmacologica o l’evoluzione di una determinata patologia già diagnosticata.

Urati amorfi nelle urine – Cause di valori alti

Sono molti i fattori che possono essere alla base del riscontro di alti valori di urati amorfi nelle urine; fra le principali cause si ricordano:
  • abuso di alcolici (in particolare birra e superalcolici)
  • assunzione di determinati farmaci (per esempio, etambutolo, levodopa, pirazinamide, farmaci diuretici)
  • carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD)
  • chemioterapia
  • diabete mellito
  • gotta
  • intossicazione da piombo
  • obesità
  • patologie renali e insufficienza renale
  • regime alimentare con elevato apporto di purine (alcuni esempi: acciughe, aringhe, sardine, sgombro, uova di pesce, cervella, cuore, fegato, rene e frattaglie in genere)
  • rene policistico
  • scarso apporto di liquidi
  • sindrome metabolica.
Anche alcune malattie del sangue e alcuni tipi di tumore possono essere causa di un aumento dei livelli di urati amorfi nelle urine. Come detto, questa condizione è tipicamente associata alla produzione di urine acide.
Nel caso in cui il referto di laboratorio metta in evidenza l’elevata presenza di urati amorfi nelle urine, il rischio di formazione di calcoli renali è concreto; se tale presenza è solo moderatamente superiore alla norma, si ha un aumento del rischio di sviluppo di attacchi gottosi (ricordiamo che la gotta è una patologia dismetabolica caratterizzata da iperuricemia e successivo deposito di cristalli di acido urico nei tessuti periarticolari) che possono essere particolarmente dolorosi.
In moltissimi casi, la principale causa di riscontro di urati amorfi è legata a un regime alimentare che prevede abitualmente l’assunzione di alimenti ricchi di purine; che la causa sia questa o no, nel caso si rilevi un innalzamento del livello di questi cristalli di acido urico nelle urine è sicuramente consigliabile una drastica riduzione degli alimenti incriminati; l’assunzione di alcalinizzanti come bicarbonato di sodio o di citrato di potassio può servire a ridurre l’acidità delle urine (l’ideale è attestarsi su un pH urinario compreso fra 6 e 7). In sostanza, non esiste una vera e propria “cura”; spesso il problema si risolve intervenendo sulla dieta o assumendo sostanze alcalinizzanti.
È molto importante anche un adeguato apporto di liquidi.
Sarà comunque il medico curante a decidere se il riscontro di urati amorfi nelle urine merita ulteriori approfondimenti diagnostici o se può essere per il momento sufficiente un aggiustamento del regime alimentare per poi effettuare un nuovo controllo sulle urine dopo qualche settimana.
Se le modifiche al regime alimentare non portano a un significativo miglioramento della situazione si dovrà indagare in altre direzioni effettuando altri tipi di esame riferendosi a quelle che sono le cause che generalmente portano a un’alterazione del parametro in questione.
Nella tabella sottostante è riportato il dettaglio del contenuto purinico negli alimenti di maggior consumo.

Alimenti ad elevato contenuto in purine
(da 150 ad 800 mg/100 g)
Alimenti a contenuto medio di purine
(da 50 ad 150 mg/100 g)
Carni, pollame, pesce (tranne quello con alto contenuto di purine), ostrichegamberigranchicrostaceisalumi e insaccati in genere; pisellifagiolilenticchieasparagispinacicavolfiori, funghi, arachidiprodotti integrali
Alimenti a basso contenuto in purine
(da 0 ad 50 mg/100 g)
Latte, uova, formaggiverdureortaggi (eccetto quelli sopraelencati), fruttapasta e gli altri cereali (fatta eccezione per germe di grano e prodotti integrali)



Tratto da https://www.my-personaltrainer.it/dieta/dieta-gotta.html

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