Gluten free solo se necessario

Mangiare senza glutine sta diventando di moda anche tra chi non ne ha bisogno. Questo comportamento potrebbe risultare non salutare nel lungo periodo, in particolare per chi è a rischio o soffre già di diabete di tipo 2. A documentarlo alcuni studi tra cui il più recente condotto da Ricercatori di Harvard e presentato all’American Heart Association’s Epidemiology and Prevention/Lifestyle and Cardiometabolic Health 2017 Scientific Sessions, 7-10 marzo 2017, Portland, Oregon, USA.

Che cos’è il glutine
Il glutine è una proteina presente in molti cereali come frumentoorzo segale. Il glutine può essere presente anche in altri cibi, tra i più impensati (caffè e tè solubili, yogurt con frutta, ketchup, succhi di frutta, formaggi cremosi, salse, carne precotta, burro di arachidi, gelati, torrone e cioccolato e altri). La dieta mediterranea basata sul consumo di frumento è molto ricca di glutine.

Celiachia: una malattia autoimmunitaria
Quando una persona con celiachia consuma un alimento che contiene glutine, si attiva una reazione autoimmunitaria(reazione anomala del sistema immunitario diretta contro cellule, tessuti o organi del proprio corpo) che cronicamente danneggia la mucosa dell’intestino tenue che non può più svolgere la sua funzione di assorbimento dei nutrienti tratti dagli alimenti introdotti con la dieta.
Il malassorbimento che ne consegue interessa non solo il glutine ma anche altre proteine, gli zuccheri (che ristagnano nell’intestino provocando gasgonfiorecrampi), le vitamine e i minerali e determina una lunga serie di disturbi anche non riferibili alla sola area intestinale (debolezza generale, anemiacefaleaalterazioni cutanee etc).

Gluten free: prodotti “dedicati” ai celiaci
Le persone intolleranti al glutine vanno giustamente trattate con una dieta priva di questa proteina, tuttavia le diete gluten-free stanno diventando di moda anche tra chi non soffre di questa patologia, nella convinzione che si tratti di una alimentazione più sana, sebbene non vi sia alcuna documentazione scientifica che ne attesti eventuali benefici per la salute in chi non ne necessita.

Gli obiettivi dello studio
I ricercatori del Dipartimento di Nutrizione dell’Università di Harvard (Boston, Massachusetts) si sono posti l’obiettivo di osservare nel tempo se il consumo di glutine avesse ripercussioni sulla condizione fisica di chi non presenta alcuna indicazione clinica per escluderlo dalla dieta. Va sottolineato a questo proposito che, spesso, gli alimenti gluten freecontengono meno fibre, vitamine e minerali rispetto ai prodotti ricchi di glutine, a fronte di un costo commerciale più elevato.
Proprio il consumo di fibre presenti nei cereali viene considerato uno dei fattori di protezione contro il diabete di tipo 2. “Le persone senza malattia celiaca dovrebbero limitare il consumo di prodotti privi di glutine in un’ottica di prevenzione delle malattie croniche, soprattutto il diabete di tipo 2.” ha affermato Geng Zong, Ph.D., primo autore del lavoro.


Ampiezza e modello dello studio
I ricercatori hanno condotto 3 ampi studi, durati 30 anni, seguendo quasi 200.000 persone. Nel corso del follow-up ciascun partecipante ha compilato un questionario sulle proprie abitudini alimentari e sul consumo di glutine ogni 2/4 anni, a partire dal 1984. Le principali fonti di glutine risultavano cereali da colazionepanepastapizzamuffin e bretzel.

I risultati dello studio
Durante i 30 anni di osservazione, i ricercatori hanno accertato 15.947 casi di diabete di tipo 2.
La maggior parte dei partecipanti ha assunto ogni giorno meno di 12 g/die di glutine (in media 6-7 g /die). Il 20% di chi consumava più glutine presentava il 13% di rischio in meno di contrarre il diabete di tipo 2 rispetto al gruppo che ne consumava meno di 4 g al giorno. I soggetti che consumavano meno glutine tendevano anche ad introdurre meno fibra.

Conclusioni
La combinazione dei risultati dei tre studi ha evidenziato come un’alimentazione povera di glutine – se protratta in modo abituale – potrebbe risultare meno protettiva rispetto al rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, per il minor apporto di fibra alimentare, mentre non esistono prove scientifiche autorevoli che una dieta gluten-free apporti benefici alla salute dei soggetti che non presentano celiachia o sensibilità al glutine.

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