Ftalati: cosa sono, dove si trovano e perché sono pericolosi per la salute

Cosa sono gli ftalati, i diversi tipi utilizzati dall’industria, dove si trovano e i rischi per la salute umana

Se si guarda indietro nel tempo, anche solo poco più di mezzo secolo fa, si nota che il mondo ha assistito a una trasformazione senza precedenti. L’essere umano ha fatto piccoli passi avanti in centinaia – se non migliaia - di anni fino a che, improvvisamente, il progresso tecnologico ha modificato radicalmente il nostro modo di vivere. Se da un lato tutto ciò ci ha aiutato a star meglio sotto molti punti di vista, dall’altro continuiamo a utilizzare materiali che inquinano l’ambiente e il nostro corpo. Tra questi vi sono quelli che contengono ftalati: sostanze pericolose per la salute umana.
Cosa sono gli ftalati?
Gli ftalati sono sostanze chimiche che derivano dalla trasformazione del petrolio. In genere sono usati nell’industria delle materie plastiche allo scopo di conferire maggior flessibilità e plasmabilità al materiale. Nella maggior parte dei casi, gli ftalati vengono aggiunti al PVC (cloruro di polivinile) per consentire alle molecole del polimero di muoversi più facilmente e diventando, di fatto, più agevolmente modellabili anche a base temperature. La loro peculiarità è quella di essere poco solubili in acqua e molto negli oli. Prima della lavorazione, gli ftalati si presentano in forma liquida e inodore.

Quali tipi di ftalati esistono
BBP - ftalato di butilbenzile
DBP - ftalato di dibutile
DEHP - ftalato di bis (2-etilesile)
DIDP - ftalato di diisodecile
DINP - ftalato di diisononile
DNOP - ftalato di diottile
Dove si trovano gli ftalati?
A dispetto di quanto si creda, gli ftalati non si trovano solo negli alimenti, ma anche in molti altri prodotti di uso comune. Non è insolito, per esempio, trovarli nello smalto per unghie, nei profumi e in alcuni tipi di cosmetici come creme per il viso, bagnoschiuma e shampoo. Si possono trovare anche in prodotti completamente differenti come le vernici, gli adesivi, le borse e alcuni cavi. Per quanto riguarda l’alimento, invece, può essere contaminato da ftalati a causa degli involucri utilizzati (generalmente plastificati) o dei pesticidi se non si tratta di un alimento biologico. Ci sono poi cibi più a rischio di altri, per esempio gli oli venduti in contenitori di plastica (come quelli per friggere): essendo che gli ftalati hanno maggior solubilità nei liquidi oleosi va da sé che il rischio di contaminazione è molto alto. Stessa cosa dicasi per i cibi grassi.

Gli ftalati e i metaboliti urinari
Ogni tipo di ftalato produce differenti tipi di metaboliti urinari. Ecco quali sono:

Dimetilftalato (DMP) -Mono-n-metil ftalato (MnMP)
Dietilftalato (DEP) - Mono-etilftalato (MEP)
Di-isobutil ftalato (DiBP) - Fono-isobutil ftalato (MiBP)
Di-n-butil ftalato (DnBP) Mono-n-butil ftalato (MnBP)
       Di-n-ottile ftalato (DNOP) - Ftalato mono- (3-carbossi-propil MCPP)
Di-isononilftalato (DINP) - Mono-carbossionil ftalato (MCOP)
Di-isodecil ftalato (DIDP) - Mono-carbossinonilftalato (MCNP)
Benzilbutil ftalato (BzBP) -Mono-benzil ftalato (MBzP)
Di-2-etilesil ftalato (DEHP) - Mono-2-etilesile ftalato (MEHP)
Giocattoli
I bambini e le donne in gravidanza sono più a rischio per avvelenamento da ftalati a causa della loro maggior vulnerabilità. Ma non solo: ci sono oggetti di uso comune che contengono grandi quantità di tali sostanze. Tra questi i giocattoli (macchinine, animali di plastica, bambole, giocattoli da bagno, articoli da cancelleria e oggetti in gomma).

Pericolo asma e allergie
Recenti ricerche hanno puntato il dito contro gli ftalati mettendo in evidenza il collegamento con asma e allergie. «I risultati del nostro studio dimostrano che gli ftalati interferiscono anche con il sistema immunitario e possono aumentare in modo significativo il rischio di sviluppare allergie», spiega Tobias Polte, immunologo ambientale dell’Università Helmholtz in Germania. «C’è stata una relazione chiaramente distinguibile tra le più alte concentrazioni del metabolita di benzylbutylphthalate (BBP) nelle urine della madre e la presenza di asma allergica nei loro figli», continua Irina Lehmann dal Centro Helmholtz per la ricerca. «Il fattore tempo è quindi determinante: se l’organismo è esposto agli ftalati durante le prime fasi di sviluppo, questo può avere effetto sul rischio di malattie per le due generazioni successive. Il processo di sviluppo prenatale è quindi chiaramente alterato dall’esposizione agli ftalati», conclude Polte il quale ricorda che gli ftalati si possono trovare nella carne, nei latticini, nelle verdure e in tutti gli alimenti industriali.

Una ricerca della George Washington University, condotta sul circa 9mila persone, ha evidenziato come le persone che consumano frequentemente cibi da fast-food possano avere nel sangue livelli di ftalati più elevati del normale, pari a oltre il 40 per cento. Gli esperti ritengono che la colpa non sia del cibo in sé ma dei contenitori prodotti con queste sostanze, i quali non sembrano essere così adatti all’uso alimentare. Tuttavia è importante sottolineare che il 30 marzo del 2007 l’UE ha stabilito che la presenza di queste sostanze non debba superare lo 0,1 per cento, in particolare nei giocattoli e nei prodotti destinati all’infanzia, così come per i contenitori di plastica per uso alimentare.
Esposizione raddoppiata in chi consuma carne
Sembra che le persone esposte a una maggior quantità di ftalati siano quelle che consumano prodotti di origine animale. «Gli studi epidemiologici hanno mostrato associazioni positive tra consumo di carni, grassi, prodotti lattiero-caseari e DEHP. In contrasto con i dati sul monitoraggio degli alimenti, il DEP è risultato associato all'assunzione di verdure in due studi. Le stime dell'esposizione al DEHP basate sulle diete tipiche erano 5.7, 8.1 e 42,1 μg / kg-giorno per le donne in età riproduttiva, adolescenti e bambini rispettivamente. Il latte era quello che contribuiva maggiormente all'esposizione. Le diete ricche di carne e il consumo di latticini hanno determinato un doppio aumento dell'esposizione. Le stime per i neonati basate su una dieta tipica hanno superato la dose di riferimento dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente pari a 20 μg / kg al giorno, mentre le diete ad alto contenuto di latte e carne consumate dagli adolescenti hanno superato questa soglia. La revisione della letteratura ha dimostrato che il DEHP in alcune carni, grassi e latticini è costantemente presente in alte concentrazioni e può contribuire all'esposizione», spiega Samantha Serrano del Seattle Children's Research Institute in un estratto dello studio pubblicato su Pubmed [1].

Ftalati e rischio cancro
Un recente studio coordinato da López-Carrillo dell’Istituto Nazionale di Salute Pubblica di Cuernavaca (Morelos, Messico) ha messo in evidenza un maggior rischio di cancro al seno in persone esposte a un determinato tipo di ftalati. L’associazione è diventata più forte nelle donne in pre-menopausa. «Mostriamo per la prima volta che l'esposizione al dietilftalato, il composto progenitore del MEP, può essere associato a un aumentato rischio di cancro al seno, mentre l'esposizione agli ftalati progenitori di MBzP e MCPP potrebbe essere associata negativamente. Questi risultati, tuttavia, richiedono conferma», spiegano i ricercatori. L’ipotesi è stata confermata alcuni anni dopo da un altro team di ricerca coordinato dal dottor Crinnion WJ del Southwest College of Naturopathic Medicine (USA). «Alcune tossine ambientali come il DDT e altri composti clorurati si accumulano nel corpo a causa della loro natura liposolubile – si legge nell’estratto all’articolo - Altri composti non rimangono a lungo nel corpo, ma causano comunque effetti tossici durante il tempo in cui sono presenti. Affinché si possano evitare seri problemi di salute, l'esposizione di questi composti a rapida eliminazione non deve avvenire quotidianamente. Due di queste classi di composti sono i plastificanti ftalati e i parabeni, entrambi utilizzati in molti prodotti per la cura personale, alcuni farmaci e persino alimenti e conservazione degli alimenti. Gli ftalati si trovano comunemente negli alimenti e nelle polveri domestiche. Anche se hanno emivita relativamente breve negli esseri umani, gli ftalati sono stati associati a una serie di gravi problemi di salute, tra cui infertilità, disgenesia testicolare, obesità, asma e allergie, così come leiomiomi e cancro al seno. I parabeni, che possono essere assorbiti dal derma, sono presenti in molti prodotti cosmetici, compresi gli antitraspiranti. La loro estrogenicità sono causa di preoccupazione per il cancro al seno. Fortunatamente, questi composti sono relativamente facili da evitare e tali passaggi possono comportare una drastica riduzione dei livelli urinari di questi composti», concludono i ricercatori.


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